22 maggio 2009

Signor Riverbero

Riverberi di spazi mobili
governano sogni sporchi d’oppio
mentre frodi da viaggio
spingono la mia mente
verso fuochi di ghiaccio.

Figure geometriche
stillano sul mio corpo
frattanto la coscienza mia
sospesa vacilla.

Vedere non voglio,
non posso per non cadere
nel vortice di buio fosso,
nel passo del buio inganno.

Ed io sorseggio con gusto la luce del cosmo
vergando risme
per dilatar le pupille stanche
e i miei stanchi polmoni
respirando e vedendo ciò che m’è proibito.

Stille d’inconoscibile e fuoco
dischiudono in me segreti pagani,
roveti di volti, rovelli d’avelli.

Signor Riverbero, ti prego,
abita il mio cuore,
le mie stanche membra,
purché da oggi in avanti
io possa abitare i Vostri sogni.

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