02 novembre 2011

La sera nereggia (poesia-omaggio liberamente ispirata al romanzo 'Tutto quel nero' di Cristiana Astori


La sera nereggia
sfidando 'tutto quel nero',
è un gareggiare
mentre si annerano le lune,
visionando pellicole
a ogni battito del cuore,
la luce del proiettore
schiarisce i tuoi riccioli
a picco sul tuo volto
anche quando li allacci.

Susanna,
di te sanno cose
pensando d'inquadrarti con le mani,
ma la tua figura rara
sfugge ai fotogrammi
perché sei pura anche dentro gli enimmi.

Le luci del tempo
son dentro le passioni,
lame taglienti,
pellicole intorno alla tua gola,
frattanto si annera
la sera sull'asfalto,
niente di fatto,
non vi sarà fine
al sangue e agli spettri.

Il proiettore gira...
la mente favilla,
la pellicola si fa calda
per aderire alla tua pelle.

12 settembre 2011

Katàbasi [poemetto, 2009]

Desidero fogli in cui specchiarmi
con gli occhi fissi nei ricordi
a scrutare i mille guardi del tempo
e l’albero d’ulive sparuto sul dirupo
che serba i miei segreti e ruba i miei affanni.

Fiato stanco di scriba con una penna in mano
e una Katàbasi nell’altra
e fra le lenzuola la mia regina
nata su una pietrame infuocata dal sole
su cui piantare frodi smosse dal vento.

Odo ogni goccia di pioggia dell’oggi,
i diluvi del domani,
folle in figure di passo
sopra sabbie carezzate da serpenti.

Ma una coda mozza nella mente
di chi non ama
scombina il passo di chi ama il mondo,
portando fiori di buio
ai lupi sorti dal profondo.

Strappo il foglio
e sul mio capo gocciole di pioggia
e di sangue zitto,
cadenti in vertigine dal costato
mentre invoco la Katàbasi:
lanterna che illumina
le spine che le mie ginocchia
incontrano sul fossato.

Il viaggio continua
e decanto rime
che pungono gli astanti:
nembi satolli di segreti sacelli.

Mi concedo una sosta
e sul mio capo improvvisamente
una corona di carta, di rime, di sale,
solitudine che vuole sognare.

Il giorno dunque è ferito,
cado dallo scranno
e scrivo sul duro pavimento
il vangelo dei miei trascorsi anni.

Crepita il fuoco dell’inganno,
mischiato a minacce
di cui si alimenta il saggio,
che per la sera in città
indossa maschere di facce.

Quante tresche sorgono
quando il rumore dell’erba muore
e si ricamano menzogne
quando il tuo corpo di amante
cerca la notte
e le metriche d’ombra
che con pazienza creo
come azzardi d’amore
contro l’ingorgo dei tremori.

Non voglio, non posso tremare
devo affogare in me
le nebule del pensare,
oltre-passare poi il diluvio dell’esistere,
i risvolti della mente
per dar vita a una mascherata che non sente.

Troppe maschere affamate di me
velano la mia memoria,
sfuggendo agli sguardi,
alle sieste che si aprono al sonno.

Chiudo le finestre
e le strade diventano scure,
le chiese chiudono,
i boschi si agitano,
le baie affondano,
le montagne franano,
i fiumi si asciugano,
gli abissi si schiudono,
mentre io bevo l’ultima nuvola
giocando a scacchi contro la stasi,
comincia una nuova Katàbasi.

30 giugno 2011

Il palcoscenico della notte


Si torna sul palcoscenico della notte
con delle maschere
dalle cambiate sembianze
con su le spalle ombre insepolte
al di là del fondale dei misfatti.

Si respira
il malanno del pensare
fra le ombre tutte rotte:
gocce di cristallo
nell'avello e sul mio palmo,
gocce di cristallo
per graffiare gli occhi e il mare,
gocce di cristallo per ferire
l'eterno sonno.

Ricco d'idee mi sporgo
sulla scogliera a picco,
sopra la tua tomba battuta dal mare,
il tuo nome sentirai gridare,
i tuoi ricordi torneranno a parlare.

Poi seguirò il cammino dei risorti,
fra rocce erose e corpi corrosi
per scoprire quell'istante
che sul palcoscenico apparirà
come un frutto voltolante.



19 aprile 2011

Sul limitare


Sul limitare delle acque
la dama carezza l'aria
che bisbiglia
quel verde fresco del sottobosco,
e scruta misteri alla foce,
misteri di luce dalle mille frange,
oltre la pelle, oltre le stelle,
in un bagno di luna
soffuso di sogno,
e la corona di luna
adorna i suoi sensi.

Grida a perdifiato
la dama, grido della natura,
schiudendo finestre
aldiqua della datura,
oltre varchi fra la nebbia
ove s'ode la pioggia
che inebria la quercia.
Raggiera di luce
feroce col tempo
e amica del verso,
che schiude il varco
ove sorge l'universo,
come sul tuo cuscino rami di gelso
e nel tuo domani
costellazioni di passo.

31 marzo 2011

Nell'onda contro il vento


Soffre l'aurora
e si trasforma la materia,
frusciano le foglie
sulla soglia del tempo,
il vorticare del mare
che incontra il pianto,
esaustivo il silenzio
che avvolge il vento,
incontra i volti
attraversando il tuo cedimento.

Cattedrali di parole
nelle tombe senza fondo
e all'imbrunire sapori di voci,
luci dal cielo fondo 
e cambiamenti ch'io non intendo.

Vado avanti senza tregua
raccogliendo lune e piante
pescando il passato mio
nella tua malinconia,
scacciando sotto la mia finestra
i passi lunghi della tua follia.

Ma in questa fuggiasca sera
il profumo dei tuoi capelli
seguirò oltre la soglia
dove parole di nere voglie
ritroverò nel disegno
che avrà il tuo sorriso,
il profumo dei tuoi capelli
prima ch'io affondi
nell'onda contro il vento.

18 febbraio 2011

Patria ferita a morte


Mi chiedo quanti ancora sorrisi falsi,
passi di sasso, gesti mafiosi,
parole vuote,
sguardi pigri,
dignità calpestate,
volontà tramortite,
orge grigie,
poppe al vento,
sederi a prua, denti finti,
capelli tinti,
cosce lunghe,
labbra grandi, occhi tirati,
rughe appiattite,
intrighi stirati,
politiche vaghe,
vacui partiti, congreghe di maghi,
vaghi concetti,
religioni alla moda, cucina alla moda,
mode fuori moda,
idee vuote, vuoti ideali,
etiche etichettate,
servi dei servi, amici degli amici,
capi dei capi,
amanti degli amanti,
pirati contromano,
inutili sfarzi, corpi nei pozzi,
delitti in tv,
dimmi tu cosa ci resta più...
speranze pagate, sogni rubati,
giorni asfissiati, ore non pagate,
paghe non date,
patenti comprate,
città affollate, palazzi crollati,
chiese chiuse, case aperte,
ospedali fatiscenti,
ospizi puzzolenti,
bocche sempre sazie,
palazzi di monnezza,
paesaggi martoriati,
antichità inabissate,
polveri sottili, amori sottesi,
sottratti,
cervelli in fuga,
respiri contratti,
salme trafugate,
canzoni stonate,
film mai nati,
libri sgrammaticati,
giovani disoccupati,
bambini rapiti voluti venduti scambiati,
donne picchiate stuprate non amate,
vecchi offesi non curati rifiutati,
terrorismi, teppismi,
guerre, guerriglie,
faide,
trasmissioni urlate,
musiche stonate,
famiglie confuse, figli sballati,
filosofi bucati,
e poi omicidi, patricidi,
matricidi, fraticidi,
suicidi
e governatori governati,
dovrà vedere questa mia povera Patria
ferita a morte?



La trovi anche a questo link: http://www.elapsus.it/home1/index.php/blog/89-riflessioni-esistenziali/515-ferita-a-morte

19 gennaio 2011

Corpi d'ombre


Silenzio... silenzio... silenzio...
corpi millenari d'ombre
danzano di tra i morti
in silenzio,
rubando segreti,
ciechi gesti
di negromanti,
patimenti di luci,
pensieri sospiranti
e quel fiore che portai
sul filo radente della luce
nel raggio dell'ultimo viaggio
dei morti che dipinsi
nel sogno con mano ferma.
Ed io corpo di roccia stanco
disperso nel nulla,
nello squarcio della tua natura
vestito di tenebra,
attendendo svelamenti che tardano a venire
così pure nelle mie nari
quell'odor di notte e latte i tuoi capelli,
nelle mie orecchie il murmure del mare del tuo ventre,
sopra di noi pioggia di rane
senz'appelli.
GRAZIE PER AVER VISITATO Katàbasi

"Come altri Dio, io cerco gemendo me" (G. B.)

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