Si apprestava a scendere insinuante la sordida notte sonnolenta,
quand'io, illuso, cercavo tra le putrescenti pieghe della gloriosa Morte,
colei che invero vive nelle altrui sofferenze,
Luciferina, quella tal donna di nome Deliria
in cui pulsano, in lei impresse, suggestive decadenze
suggellate con il rosso marchio, sulla pelle, tre volte sei.
Etereo spirito leggero
fluttuante sui deserti d'infiniti dolori,
vagando a volte con passo felpato, ingannando la terra da lei mai toccata,
col terrore mi afferrava serrandomi la gola,
colei che apparve con la veste nera
dalle mutevoli trasparenze in ingannevole attesa,
durate fin quando non furon sfondati gli sbarrati portali dei sogni
scaturiti da fantasie abbozzate sulla Donna in perenne essenza.
Osservavo frastornato la sua rara bellezza,
l'espressione dei suoi neri occhi luccicanti
in sintonia con la chioma ancor più nera al vento,
vento che sospinse il suo prorompente modo di atteggiarsi,
rivelando uno squarcio nell'animo inquieto
della Regina conclamata dalle sfere decadute,
Regina di cupi laghi in armonioso abbraccio
con le nuvole cariche di lacrime pie.
Donna austera di finiti sorrisi
perduti nell'attimo ultimo della mia esistenza
che lentamente s'inoltra verso la lugubre valle.
Regina di mille cuori in mille pezzi spezzati,
grondanti sangue di tenebra grondante,
furiosa come un'alluvione devastante
che frantumò colui che lentamente si destò dall'abbaglio,
frattanto si rilassava in un bagno di sangue
la Donna inebriata dall'alito ignoto
vissuta in formazione prima di estremi pensieri
spinti oltre il limite del viaggiare comune.
Regina di lucide coerenze, oggi,
compiute secondo un'unica assestanza
illuminata dal sentenzioso ultimo travolgente.
Regina che s'impone con tono furioso
quasi in risposta al disprezzante mondo che avanza,
filtrando con le sue stravaganze la Noia assillante;
parlando di sogni sviluppatisi nell'armonia del Nulla
che si prendono gioco del mio cuore che batte assordante;
insinuandosi in essa consenziente,
perché dimorano nei suoi recessi, oscure, le forze sovrannaturali
che prosciugano fanciullesche perversioni
amate dalla Regina che brama silenzi,
squarciati da sorrisi deliranti,
festosi meno di Lady Deliria, forsennata,
signoreggiante Donna dell'Antico, da me assorbito
che io respiro nell'armonia delle ombrose foreste
che gli appartengono dal tempo dei primi canti,
e dal primo chiarore di luna splendente.
Rammentatevi il nome della veemente Donna delle anime erranti.
Il nome è Deliria; nome invasato di folle purezza;
nome inciso sulle pietre tombali, viaggianti
nel cosmo sospinte dal vento nell'infinito espanso,
ove non è riproducibile il mistico rintocco di più campane
udibile solo nella dimensione a lei cara, conosciuta come:
frammento esistente del Tutto, alternativa spiaggia di spazi deliranti
animati dalla forza del poi che imponente da sempre comanda.
Le voci, le urla, i mormorii trepidanti
dei suoi luoghi carichi di profumi intensi,
si scontrano, si conformano, si dimenano
per spianare la strada a Lady Deliria,
Donna dell'Antico, amante della Nuda Morte
che si erge virtuosa in turbinose magie,
allorquando s'intensifica in attesa tediante
l'esacrabile groviglio della confabulante folla,
giunta dalle lontane città lastricate in pietra silente
per rendere dovuto omaggio
a colei che donò lembi di notturno cielo
ad ogni suo umile servo,
avvolto da allucinogeni vapori densi,
emessi da profondi abissi di preziose gemme,
opalescenti frammenti di oppiacei ricordi.
Noi, uomini servizievoli, ci prostriamo in ossequismi, idolatrandola,
pronunciandoci forti come valorosi guerrieri
in fondo pieni di debolezze, vibranti
al suono della coda a sonagli dell'Anziano Serpente
che ci atterrisce, suono sconvolgente di accerchianti tristezze
di colpi subiti, di vendette perpetrate
che risvegliano in noi il volere dell'essere uomini impavidi
al cospetto del valoroso Amore oltre le Tenebre.
Ma le dissennate teorie della delirante Donna
si fondono con pensieri sconnessi
ove su di essi, ora, risuonano forti gli inquietanti passi
che portano con sé conciso il carisma tenebroso di Lady Deliria.
Ma la sua ombra l'avanza in questo complesso pensiero,
in questo tortuoso sentiero,
in questo vorticoso aprire di peccati e perdoni
che ricordano quel tardo Muto Tempo della Nuda Morte.
Ma la triste polvere del tempo trascorso
si accumula nel presente nullo di se stesso,
ove l'imperterrita carica del delirio la sospinge a colpirci,
delirio che distrugge tutto ciò che è stato costruito,
edificando in una tela di fitta follia
il vituperante incubo mai dolente
che in cruenza l'anticipa in questo polveroso percorso,
alla fine del quale la sua veste si ritroverà impolverata
con le mutevoli trasparenze per sempre offuscate.
Mistero, forse, oramai del tutto placato alla luce dell'aurora,
nonostante all'unisono il mio cuore batta con il suo,
perché lei vive in me,
sebbene taluni credano, sostenendo un'illusione,
che sia la Morte stessa ,
mentre taluni altri ricordano, vociferando con terrore
che il suo vero nome pressappoco suoni come Lilith,
affermando con insistenza che le sue cupe fattezze
rivelano quel volto che non c'è.
Pubblicato nel libro antologico "Voli di Gabbiani - pagine esemplari di narrativa e versi sparsi" edito DALLA ZAGARASTAMPA - SIRACUSA, Aprile 1999